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Ci sono libri che ti capitano tra le mani per caso e ti regalano piacevoli sorprese. Lo scorso mese mi è capitato con AFK di Alice Keller (pubblicato da CameloZampa) che è approdato sul mio comodino solo perché sono stata attirata dal titolo, per me, completamente misterioso (sono anziana). Dovevo saperne di più così, ho scoperto che "afk" è l'acronimo di "away from keyboard" cioè, in italiano, "lontano dal computer".
Okay, a quel punto ero davvero curiosa di sapere cosa si nascondeva su quelle pagine.
Il protagonista di questa breve ma intensa storia è Giò.
Giò non esce di casa da due anni e passa le sue giornate a giocare ai videogiochi davanti al computer connesso on-line con altri utenti.
La sua è diventata una vera dipendenza, le giornate per lui non hanno più un naturale ciclo notte- giorno ma il sonno, l'alimentazione e qualsiasi altro bisogno fisico sono legati alle esigenze del gioco al quale sta giocando in quel momento.
I suoi genitori si sono rassegnati e lui tiene tutti "in scacco" minacciandoli con un episodio accaduto tempo prima: un tentato suicidio.
In tutta questa situazione, l'unico contatto piacevole, o per meglio dire, non spiacevole, con un altro essere umano è quello con sua sorella che ogni giorno lo saluta bussando alla sua porta ma non entrandovi mai.
Le cose sono destinate però a cambiare quando, proprio la sorella, quella seria e apparentemente senza problemi, lo trascinerà con lei in una fuga rocambolesca quanto breve, che modificherà tuttavia tutte le dinamiche familiari ma che, soprattutto, sbloccherà Giò dall'impasse psicologica in cui si trova.
Una fuga da casa, dai problemi e da se stessi che romperà in modo brutale tutti i precari equilibri che Giò si era costruito per proteggersi dal mondo.
Dopo, nulla sarà più come prima.
Per la prima volta da un po' di ore le scappa da ridere.
E per la prima volta da un sacco di anni io non mi incazzo. Sto zitto. Aspetto che le passi. So com'è. Aspetto che le passi, poi la guardo come ho sempre guardato chi non mi fa capire un cazzo.
La fulmino con lo sguardo perché ho la testa che pian piano sta ricominciando a riempirsi e frullare, riempirsi e frullare- la fulmino perché sono stanco.
[AFK, pag.87]
Scritto in prima persona alternando la voce narrante tra quella di Giò e della sorella, AFK mostra con una scrittura asciutta e senza fronzoli, quanto sia facile scivolare nel buio, nascondersi dagli altri e dal mondo che ci fa paura.
Ci mostra quanto sia facile cercare una via di fuga dalla vita reale, quando questa non funziona, creandone una alternativa che apparentemente ci fa stare meglio ma che in realtà, standoci stretta, non fa altro che aumentare il nostro disagio.
AFK è un libro prezioso per tutti quei ragazzi che si sentono soli e spaventati davanti ad una società che denigra il diverso.
Per tutti quei ragazzi che vorrebbero scappare da loro stessi, chiudere gli occhi e non provare più nulla.
AFK riesce a mostrare con una trama raffinata, come la vita nel bene e nel male ci insegua e che, così come una partita al computer, debba essere giocata con coraggio ammettendo e prendendo atto delle proprie paure e debolezze e scoprendo che tutti, ognuno a suo modo, è insicuro e spaventato.
AFK ci insegna a non scappare.
Cosa senti? Lo penso, e le parole escono.
Sta zitta non risponde subito. Ma dal respiro capisco che anche lei ci sta pensando.
E che abbia bisogno di pensarci mi tranquillizza enormemente.
[AFK, pag. 109]
Per saperne di più sull'autrice Alice Keller
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