le vacanze estive sono iniziate già da un po' e in giro vedo un sacco di bambini allegri e spensierati che si divertono tra castelli di sabbia la mare, partite improvvisate di calcetto al parco e giri in bicicletta per la città (quando mi sbucano all'improvviso dai vicoli e mi tagliano la strada in sella al loro bolide senza guardare l'arrivo di eventuali macchine, un po' li odio).

Intendiamoci, io sono una grande fan dei genitori che sono attivi e che mantengono attivi anche i figli, a volte tuttavia mi domando se ci possa essere un equilibrio tra il fare tutto sempre e il non fare niente mai.
Durante le vacanze sopratutto quelle estive, che sono così lunghe, sono del parere che i bambini e i ragazzi dovrebbero avere anche dei loro spazi di niente. Noi grandi abbiamo la tendenza a pensare che il non fare nulla sia in qualche modo sbagliato, inutile e una perdita di tempo prezioso che si potrebbe impiegare a fare invece "qualcosa".
In verità non è sempre così, il non far nulla è contro producente e dannoso se è la norma ma se capita a volte, anche per una mattinata o per una o più intere giornate, bisogna mettersi in testa che è normale e utile.
Tutti abbiamo il diritto, a volte, a non fare nulla e come noi, anche i bambini hanno il diritto di annoiarsi per avere la possibilità di capire cosa piacerebbe loro fare, o semplicemente rimanere lì dove sono a non fare niente di niente.
Approfittando di questo periodo estivo, vi propongo quindi un libro pubblicato nel 2016 da Topipittori: Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna.

In questo giorno di niente e di noia il piccolo comincia a vagare sotto la pioggia per prati e boschi, vede un laghetto, e decide di saltare sui sassi che vi affiorano ma il suo videogioco che aveva in tasca finisce in acqua. Dramma. Come farà ora senza il suo strumento di distrazione?
Il ragazzino dopo un primo momento di sconforto comincia a guardarsi attorno e ... vede delle cose ordinarie incredibili: delle lumache stanno approfittando dell'acquazzone per farsi un giro (simpatiche le loro antenne gelatinose), ci sono anche funghi e odori nuovi che gliene ricordano altri a lui famigliari, ci sono sassi che luccicano, pozzanghere, rami sui quali arrampicarsi, animali, collinette dalle quali scivolare per ritrovarsi a testa in giù e vedere il mondo capovolto.
La storia si concluderà con il ritorno del protagonista a casa dalla mamma che provvederà a scaldarlo con una cioccolata calda.
In questo giorno di niente il piccolo esploratore in verità qualcosa ha fatto.
Si è reinventato un mondo nuovo esplorando quello che lo circondava spinto dalla curiosità e dalla noia. Il bambino si è lasciato stupire dall'ordinario, ha convissuto con se stesso senza fare qualcosa di "imposto" o preorganizzato.
Sicuramente sarete d'accordo con me se vi dico che questo giorno di niente è stato un giorno di tanto.
Voglio spendere due parole anche per le illustrazioni che ho trovato meravigliose.
Il formato del libro rettangolare e grande mostra delle figure a pastello che occupano tutta la grandezza della pagina. Il tratto è veloce, semplice e a volte stilizzato o quasi abbozzato. La tecnica dell'acquarello che è accostata al pastello, crea un'atmosfera uggiosa e umida tipica degli acquazzoni estivi.
Alla fine della lettura avrete i capelli crespi e la pelle un po' "appicicatticcia" ... maledetta questa umidità!
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